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sabato 9 febbraio 2008

Giorgia Meloni: “La Giornata del Ricordo sia un punto di partenza verso la costruzione di una memoria nazionale condivisa”




L’Italia ha la giusta maturità per conoscere se stessa. Bisogna avere il coraggio di raccontare, nel bene e nel male, la nostra storia nazionale. Non serve abbiamo bisogno di arrivare in Bolivia per cercare dei simboli: l’excursus storico dell’Italia è costellato di eroi, che si sono battuti per far si che il sogno di costruire questa comunità nazionale prendesse vita, compresi coloro che persero la vita a Trieste a 17 anni per farla tornare italiana e chi dalle terre istriano - giuliano - dalmate abbandonarono tutto pur di restare italiani. Il mio sogno è che tra dieci anni, ogni nostro connazionale indossi per il 10 febbraio il fiocco tricolore, che rende omaggio alla memoria dei martiri uccisi nelle foibe e a quei 350 mila esuli, che hanno pagato per tutti il prezzo di una guerra mondiale persa. La Giornata del ricordo è un punto di partenza, non di arrivo, dal quale far partire una memoria nazionale condivisa”, Giorgia Meloni, vicepresidente della Camera dei Deputati interviene così alla conferenza stampa di presentazione delle iniziative organizzate dal Comitato 10 febbraio, in occasione della “Giornata del Ricordo” . Presenti al dibattito, che ha commosso la platea grazie alla testimonianza della Professoressa Giuseppina Sicchi, esule fiumana di 94 anni, anche il professor Sinagra, docente dell’università La Sapienza di Roma e Federico Blasevich, presidente del Comitato 10 febbraio. “Abbiamo fondato questa associazione, per poter raccontare quello che è successo 60 anni fa in Istria, a Fiume e in Dalmazia. Il comitato lavorerà 365 giorni l’anno, anche attraverso iniziative di volontariato internazionali volte alla riscoperta di una storia che ci appartiene e che unisce”, ha spiegato Blasevich, figlio di esuli fiumani. “Norma Cossetto, uccisa dai nazi-fascisti: è questa la targa che campeggia presso l’università di Padova, che chiarifica il tentativo di nascondere la verità di una storia negata per 60 anni. Norma Cossetto era una ragazza istriana che venne violentata da 17 aguzzini prima di essere gettata in una foiba senza seni, senza unghie e con un palo conficcato nella vagina. A chi mi chiede perché, nonostante le mie radici siciliane, considero così importante raccontare quanto patito dagli italiani del confine orientale rispondo che il dramma delle foibe e dell’esodo fanno parte della mia stessa nazione, della mia terra e quindi sono una mia ferita”, ha spiegato il professor Sinagra. “Fiume è stata e sarà sempre la mia casa, e non passa giorno in cui non penso alla mia città sul mare. Sono viva per miracolo, nonostante abbia vissuto sulla mia pelle soprusi e umiliazioni. Mi sembra ancora di vivere quei momenti che mai potrò dimenticare”, ha raccontato la professoressa Sicchi. Il prossimo appuntamento del comitato è fissato per domani, 8 febbraio, alle ore 10,00, al Teatro Brancaccio di Roma, nel corso della quale è prevista la partecipazione di oltre 3000 studenti.

2 commenti:

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